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218 i trionfi di eva


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Io uscii di quella casa mortificato di troppo. Avevo preso una lezione o ripetizione della vita non richiesta, e mi bruciava la pelle, appunto, perchè vi era molto di vero nelle cose da me udite, viste, provate. Non che io sentissi rimorso di non aver preso moglie, di non aver casa, di essere uccel di frasca! sciocchezze! o che mi dolessi dei miei peccati o dello scarso frutto che mi avea dato la vita a cagione della invincibile mia refrattarietà. Se noi ci privassimo dell’esercizio dei nostri buoni peccati, troppo sterili e grigi sarebbero questi giorni fuggitivi! Il peccato che non nuoce altrui ma solo a se stesso, sarà molto perdonato da Dio, ancorchè ciò non sia detto per espresso negli Evangeli! Dio! Sì lo so, questo nome non ha valore scientifico, ma è comodo ed è stata una gran melanconica idea l’aver decretata l’abolizione di Dio.

Non io, dunque, ero pentito peccatorum meorum, ma ero afflitto nel vedere come anche la donna seguisse la fortuna e si aggiogasse docile e lieta al carro del trionfatore. Degli onori, dei titoli, delle opere, della sfera immensa d’azione del prof. Gaudenzi a me non importava un bel niente. Ma ciò che mi dava amarezza era il ve-