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il trionfo della morale | 215 |
zioni, omaggi di libri e di opuscoli, dediche al caro maestro, all’illustre professore: un vero ufficio di selezione e di corrispondenza che grava quasi interamente sulle mie spalle. La celebrità è una gran cosa, ma sapesse quante noie si trascina dietro! (Il grand’uomo taceva). A tutto questo poi aggiunga un’altra erculea fatica, quella di mandare via la gente con bel modo anzi con la più exquise politesse.
Ora mentre io facevo da fonografo a questo scambio di cortesie coniugali, pensavo che fra tutti gli articoli di proprietà del chiaro uomo, quello che destava maggiormente la mia ammirazione era la sua signora.
Intanto il tè fumante in un samovar — Russia autentica — fu servito con tutto il cerimoniale dovuto alla nobile bevanda nella sala da pranzo. Quivi la signora mi domandò con molta compitezza delle mie opinioni artistiche, letterarie, politiche, sociali.
Io volevo rispondere cercando di contemperare, come meglio sapevo, l’omaggio alla verità e le convenienze alla casa e alla dama, ma non ne ebbi tempo perchè l’uomo, facendo precedere le sue parole da un sorriso che non lasciava sperare una gran lode, rispose per me:
— Il difetto del nostro buon amico è quello di seguire delle idee alquanto eterodosse e in politica e in arte e in letteratura. Intendiamoci: io non dico, mio caro (evidentemente il prof. Gau-