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il trionfo della morale | 209 |
plice e conforme al vero fu la seguente: «Quando il prof. Gaudenzi a quattordici anni era mio compagno di scuola, non aveva altro capitale che la cupa e disperata tenacia di essere il primo a costo di imparare a memoria tutti i logaritmi, tutti i verbi greci irregolari. Ad una certa età egli deve aver avuto la fine accortezza di mettere in batteria scoperta tutte le sue qualità di savio e grande uomo in via di sviluppo, e così ha trovato moglie.»
Osserva, benevolo lettore: molti uomini che dettano legge nella vita degli altri uomini hanno il lor fondamento in una donna-capitale, in una donna-coupon, in una donna-pozzo di S. Patrizio da cui attingere. No! non è possibile dettare legge agli altri uomini se le miserabili, inconfessabili necessità della vita giornaliera non sono ampiamente garantite!
Io stavo così fra me e me pensando e costruendo tali supposizioni quando l’egregio uomo ebbe la cortese idea di farmi conoscere più compiutamente l’estensione della sua felicità.
Essendo la sala presso che deserta, il prof. Gaudenzi si avvicinò a me: — E vieni — mi disse — che ti presento alla mia signora.
Mi alzai, fu fatta la presentazione, furono scambiate le parole d’uso.
Sulla porta della biblioteca mi attendeva una nuova sorpresa: tre bambini graduati in iscala d’organo ma di una medesima candidezza e luci-