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il trionfo della morale 207

era condannato a non poter sorridere se non stirando le labbra, ma questa volta, alla vista della moglie, lo stiramento fu umile, sottomesso, voluttuoso come quello di un buon cane che si accovaccia per farsi fare il solletico.

La signora aveva qualcosa da dire e da far valere e per quanto i molti libri le imponessero un certo rispetto, non poterono far sì che l’amabile voce non suonasse, distinta con un erre di indimenticabile vibrazione.

— Ma, mio caro, piove, piove a dirotto. Se non penso io alla tua salute, tu non ci pensi davvero!

Aveva con sè il pastrano e l’ombrello.

— Me lo sarei fatto prestare....

— Sì, ma il pardessous, mio caro, tu che soffri di bronchi...!

La figura della signora, come potevo giudicare guardandola di sottecchi, apparteneva al solito tipo fisso delle donne professionalmente eleganti, ma di qualità superiore: solito ombrello aghiforme, borsellino oblungo che occupava tutta l’attività di una mano; solita gonna disegnante e rilevante con arte procace le sinuosità della vita, indi le conseguenti sottoposte protuberanze; solito spazza-strade di merletti multicolori, meritevole o di un premio o di un attestato di benemerenza da parte dell’edile cittadino, deputato alla pulizia stradale. Ma se questi luoghi comuni del vestire potevano sembrare volgarucci di so-