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192 | i trionfi di eva |
contro a nessuna noia di carattere giudiziario, ma avrebbe un bel ringraziamento per avere liberato la società da un soggetto pericolosissimo. Vedono dunque, signori miei, che la loro supposizione cade nell’inverosimile.
Ma il tuono autorevole del comm. Fabrizi, invece di acquistare di autorità, si veniva di mano in mano smorzando e ciò avvenne per effetto di suggestione, giacchè tutta quella gente, pur non interrompendo il magnifico signore, lo veniva guardando col bianco dell’occhio e con un sorriso di pietà.
«Dico forse delle sciocchezze?» — si domandò mentalmente il comm. Fabrizi, ed avutane dalla coscienza risposta negativa assolutamente, replicò: — Vedono dunque, signori miei...»
— Ch’el scusa! — interruppe il maggior narratore con un tono tale di voce che significava che solo la barba e l’aspetto grave del personaggio lo inducevano ad espressione cortese — ma quando il fittavolo è andato a dire che è stato lui, quando tutti i giornali stampano il suo nome, chi lo garantisce dalla vendetta degli altri lôcch? Quelli del tribunale forse? Non sa lei che è tutta una rete? Il colpo al fittavolo è andato bene, salvo è salvo; conosciuto non è stato conosciuto da nessuno perchè era notte; vendicato, s’è vendicato perchè l’altro è morto. Se la sbrighi la giustizia a cercare l’autore del