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il trionfo del marito di clodio 15

mato direttamente in causa nel discorso, taceva, lisciandosi e facendo scorrere le dita perlacee della mano inanellata sulla barba: una barba nera appena segnata di qualche filo bianco, aristocraticissima, che sarebbe riuscita assai dignitosa se il suo proprietario avesse avuto un decimetro di più di statura. Quando lei si decideva a dire: Allons, mon chéri? egli allora si alzava e si muoveva.

Ma che vale aver detto addio al baccarat, al chemin de fer, al turf, a Monte-Carlo, avere smesso la scuderia dei cavalli da corsa, avere rinnegato l’orgia notturna, lo sport navale, equestre, quando si coltiva il più pericoloso degli sport? quando ci si fa devoti alla più legittima ma alla più perniciosa delle orgie? cioè quando l’uomo si fa devoto delle follìe di una moglie?

Ma ciò che era più faceto si era il giudizio della platea, a cui questo circolo aristocratico di forastieri e di bagnanti, porgea quotidiano spettacolo e alimento di voci maligne.

Queste arrendevolezze del marito e alcune dicerie sui dissesti finanziari nel patrimonio del marchese, davano credito alla voce che egli vivesse sulle grazie della moglie: un americano che aveva preso in affitto la più sontuosa delle ville sul mare, che aveva fatto venire dall’estero un automobile mastodontico, più esotico del carro di Buddha, che aveva impiantato nel suo giardino il tennis ed il croket, che lasciava il resto