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174 | i trionfi di eva |
verarsi, rispose a tutto con soavissima voce; e infine da un minuscolo portafogli trasse e porse il suo biglietto di visita con l’annesso recapito: «Sola, orfana, straniera in quella città, anni ventidue, abbandonata dal tutore: commessa viaggiatrice per la casa Band in articoli di mode.» Una vita tersa come uno specchio!
— E allora — replicò il magistrato — che cosa fa lei, qui, sotto questo portone?
— La mia amica — ella rispose — è salita al terzo piano per prendere il suo piccino che oggi fa la prima comunione, ed io ne sono la madrina.
— Va bene: ho piacere di vedere che ella è di principî morali!
— Per fortuna, signore — confermò la giovinetta — in tante mie traversie e vicissitudini infelici la religione non mi ha mai abbandonata. Guai se la Madonna non mi avesse tenuto le sante mani sul capo! Chi sa che cosa sarebbe avvenuto di me, in che abisso sarei caduta, sola, orfana, abbandonata dal tutore, dopo avere egli abusato indegnamente della fiducia che io, povera inesperta fanciulla, riponevo in lui!
Il signor magistrato a queste parole umili e dolenti, al commento che vi facea il pallido volto, si sentì intenerire, onde domandò con voce più mansueta: — Ebbene, cara ragazza, ditemi perchè quell’insistenza nel fissarmi, come facevate in tram.
Il sorriso zampillò negli occhi e sulle labbra di lei: poi si confuse, chinò con ritrosia il volto,