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il trionfo di nadina | 151 |
presso il bureau dell’Albergo, che madame finisse una delle sue interminabili toilettes.
Fissava, fra i molti giornali, il Gil Blas che portava lo schizzo della donna che in quei giorni affascinava Parigi.
Avventure di re, fiamme di brillanti turbinavano davanti agli occhi della fanciulla.
E attendendo e guardando, questi versi di un poeta italiano le si fissarono davanti:
- Per quella notte don Petro a corte
- Non ospitò
- E il giorno dopo, cangiando sorte,
- Di Spagna al trono Pachita andò.
— Voi andate questa sera au Gymnase, mademoiselle? — disse una voce dietro di lei.
— Oh, no! — rispose Nadina arrossendo, — noi andiamo questa sera, come il solito, alla Comédie Française, almeno io credo.
— Ah! Madame mi avea assicurato il contrario.
Chi aveva interrogato così era un giovane e bellissimo signore, col quale già aveva fatto il viaggio da Alessandria a Marsiglia. Si era legato di amicizia con Mrs. Evelyne, anzi vantavano ragioni di reciproca conoscenza e parentele comuni.
Nessuno più discreto e perfetto gentiluomo di costui, ma di nessuno gli occhi avevano chiesto con maggior insistenza: «Insomma, quanto volete?»
Ventura od elezione avevano fatto trovare costui