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136 | i trionfi di eva |
Nadina, poichè lo vide più calmo, gli prese dolcemente la mano e disse: — Non teniamo conto di tutte le brutte parolacce che le sono a sua insaputa venute fuori di bocca. Mi cavi semplicemente la curiosità, mi dica soltanto perchè lei non mi sposerebbe!
Strana cosa! A Nadina il caso generico si era mutato, così all’improvviso, in un caso personale e, prima ancora di riflettere, aveva detto «mi sposerebbe»; appunto perchè questa idea era nel volto e nelle parole dell’uomo. Se ne pentì; ma troppo tardi! La parola era già pronunciata.
— Sposare! — gemette l’uomo. — Ma io celebrerei tutti i riti, non solo quelli di Madre Chiesa, ma mi adatterei a tutte le consacrazioni dell’amore stabilite dai più remoti popoli: ma ci pensi e troverà che è un assurdo.
Le pare che un uomo di trentacinque anni, che non rappresenta nessun valore sociale e politico, che è affetto dal tædium philosophorum possa contrarre legami di nozze con lei? Lei bellissima, lei che ha così profondo il senso della sua feminilità da farle dire come disse, si ricorda quel giorno? «la donna è la più bella e perfetta cosa della creazione, è la creazione stessa!» Ma per lei, in qualsiasi modo ella si unisca, ci vuole un uomo che rappresenti uno splendido valore umano, riconosciuto dagli altri uomini e che si riverberi poi su di lei. Io, se anche fossi ricco, non le potrei offrire che uno stato umile, appunto