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il trionfo di nadina 119

grande città, un certo riserbo, nessuna concessione all’andar scalzi e alla buona, il saper di francese, certe raffinatezze nella vita e negli usi avevano dato credito a queste voci.

La sola concessione che Nadina aveva fatta e ben volentieri agli usi del luogo, era stata quella di non portare il cappello.

Cotesto riserbo, il non prendere che poca parte a gite, a balli, a feste mettevano Nadina nella condizione di bellezza «fuori concorso» e la risparmiavano dagli strali della maldicenza e della invidia.

Era poi singolare e commovente l’ammirazione di quell’umile popolo di marinai e di villani per quella bellezza virtuosa e trionfale.

Quel popolo così orribilmente sale, — chi sa? — forse alcuni secoli addietro era stato cavaliere tutto e assai latinamente gentile. Vestigia ne apparivano manifeste: il rispetto alla donna!

Oh, non per nulla quivi, presso i progenitori di quei pini, fiorì la nuova rima dolce d’amore!

Il rispetto alla donna!

Non una parola, non uno sguardo insistente da quel rozzissimo popolo! Se stretto era il sentiero, si faceano da un lato perchè ella passasse, e quanta cortesia di umane proferte fra quella plebe sfiorata a pena dal sillabario! Nella sua città, ben culta, oh, come diverso il costume del popolo!

Il solo complimento che ella si sentisse rivolgere fu una domenica in chiesa.