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il trionfo di nadina 115


Era sbarcata quivi con gran treno di servitù; e locando la villa più bella e più grande. Da principio tutto splendid, tutto buono, tutto bello; adesso tutto orribile e tutto sale. «In ciò non ha torto: questi pescatori sono sporchi, inguaribilmente sporchi. Ma non saranno nè i saponi nè i disinfettanti di cui l’americana faceva da prima larga distribuzione nè i sarcasmi di adesso che li correggeranno. Bisogna supporre che il sudiciume per la povera gente che non ha sempre da coprirsi e da ripararsi, costituisca una specie di impermeabile naturale, un isolante agli agenti esterni altrimenti non si spiegherebbe l’affetto che hanno per quelle loro incrostazioni.

Oh, avvenivano scene graziosissime! Da principio erano sciami di monelli che le turbinavano d’intorno domandando la elemosina.

«Niente carità, mai dare carità: prendi invece questo: non vedi che tu es sale? oh, quelle saleté!»

E distribuiva degli ottimi saponi. I monelli si allontanavano con degli sgambetti di festa, e l’americana era felice di quell’entusiasmo per i suoi saponi, e della sua pronta cura di incivilimento dei petits sauvages. Ma l’illusione fu di breve durata. I saponi finivano nelle botteghe e se ne faceva incetta. Del che ella fu indignatissima. Inoltre quel continuo ripetere sale e saleté originò il nomignolo di signora «Salina» che scandalizzò molto la dama.