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rosso, lo stupore delle pupille liquide si posava grande e dolce su detto Cav. Bajs. Egli, il bimbo, era appena uscito dal mondo crepuscolare e guardava così, dolcemente, le cose di questo mondo: la negromante, la stanza lurida, il Cav. Bajs.

Ma il Cav. Bajs non era venuto per fare il papà, e respinse i moncherini.

– Ma questo coso qui non se lo potrebbe tenere a casa?

– A casa di chi? – disse la negromante. – Li ho presi in casa tutt’e due, madre e figlio, perchè non hanno più casa. Il marito è scappato in America e i genitori di lei non la vogliono. «Hai voluto sposare quel barabba? – dicono. – Gòditi adesso anche il figlio». E lei si è rifugiata da me.

– Capisco, capisco – disse il Cav. Bajs.

– No, che non capite niente; se credete che io ci faccia un affare, vi sbagliate. Sapete che lei è da due settimane alloggiata in casa mia, e finora le spese le ho fatte io? Se un uomo la ferma per la strada,