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56 | Signorine | :: |
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Almerigo Crosio e Puccin salirono soli nel treno.
— Lo zio Piero e la zia Nena — disse Puccin con l’abituale sua placidezza, additando i balii che si allontanavano.
— Ci volevi bene?
— Oh, sì, Puccin ci vuol tanto bene! E anche alla bebè.
Ma Puccin in quell’istante era molto occupata ad osservare la instabile dimora dove si trovava. Le scosse del treno trasportavano Puccin da un punto del cuscino ad un punto del cuscino opposto. Spesso le movenze erano comiche: il bianco del grembialino davanti, lo scarlatto della vestina di dietro, l’onda dei capelli, agitati dalle scosse, apparivano ogni tanto; e ogni tanto le pupille si rivolgevano attonite, spaurite, per domandare:
«Ma, signor padre, come va tutto questo che qui non si sta mai fermi?».
Il padre, Almerigo Crosio, seduto in un