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Le rose di Pasquarosa 203

friabile; e mentre la signora Felicetta stava coi suoi piedini sul tappeto, la dama faceva oscillare la caviglia di una sottile gambetta, con una sottile scarpetta, e questo movimento produceva un giramento di testa.

La lunga mano di lei reggeva un mazzo di rose, folgoranti rose; cioè non reggeva, ma come se il peso di esse fosse troppo, le tenea capovolte.

Sul tavolinetto era posato un libro ravvolto e legato con un bel nastrino.

– Lei ammetterà, signora Felicetta, – proseguì la dama – che io non posso ricorrere al carbone, come usava una volta.

– Io non so – rispose la signora Felicetta; – io accomodo i calzoni di mio marito.

La dama guardò come erano fatti i calzoni di suo marito.

– I mariti! – disse la dama, e un tremore agitò le pallide labbra. – Il mio pretendeva che io soddisfacessi come un closet alle sue brutalità sensuali, e siccome io mi rifiutai, così lo sorpresi travolto nei