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e cammei. Nel cervello portava alcuni rari nomi di pittori e poeti, fra cui Apollinaire.

– Oh, Apollinaire!

Marco era indulgente, con bello ambiguo sorriso, per tutte le cose, fuorchè per la divina bellezza, riguardo alla quale era giudice severo.

Non enunciava mai la divina bellezza, senza un fremito che si comunicava alla chioma ondulata!

Con grande spasimo Marco aveva composto alcune liriche piene di terrore panico, fra le quali una su la guerra, alla quale non era stato; ma aveva saputo riprodurre la canzone delle mitragliatrici, e gli urli dei feriti.

Ma fatta eccezione di questa lirica, relativa a cosa, transeunte e contingente, egli non si occupava se non di ciò che vive sub specie æternitatis.

Avendo faticato a creare queste liriche, Marco riposò. E poi viaggiò. E viaggiando, aveva conosciuto altri fratelli, giovani come lui, nel culto della bellezza.