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dalle case di Aspasia, di Diotima, le svergognate femmine che maneggiarono più amori, che non lance Diomede? Ma alla moglie si consegnano gli stracci da rammendare! Ah, tu non rispondi?»

E con le unghie si accostò alle sporgenti pupille di Socrate.

Gli amici allora le dissero «vergogna», e colei inferocì e proferì le più laide parole che possano offendere la rispettabilità del nostro sesso.

Allora Alcibiade disse ridendo: «Socrate, la senti? Ecco il momento per darle una lezione a suon di busse».

Ma Socrate si rivolse a di amici e disse: «Sì, per far divertir la gente alle nostre spalle e sentir dire: To’ guarda Socrate! Guarda Santippe! Bravi tutti e due! sotto! dài! Oh, come si