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La immortalità dell'anima 221


Gli faceva ancora un po’ male la gamba, per saltare; e forse gli faceva male anche il cuore per la vista di quel suo povero piccino, che dalle braccia di Santippe si protendeva sino al volto di lui, invano, per l’ultima volta, tentando e inconsapevolmente di conciliare gli inconciliabili e pure gli inseparabili, cioè Socrate e Santippe: inconciliabili ed inseparabili come il piacere ed il dolore: ed aveva esclamato il povero piccino: — File pappos, pappos emòs, caro babbo; oh, babbo mio! — E poi era stato trascinato via con sua mamma.

Ben fu crudele Socrate verso Santippe e verso il suo sangue! Lo accerta Platone che non prese moglie, non ebbe figli. Ma forse può darsi che sia stato così! Socrate stava per isciogliere il suo ultimo canto sull’immortalità del-