lare e dirgli quello che gli va detto, se non fossi o un grande impostore o un vecchio rimbambito. Ma se, figlio di un cane, proprio non puoi fare a meno di andare in giro a chiacchierare e hai questa malattia nel tuo sangue infelice, invece di quell’aria melensa «io non so niente, io so che non so niente», e poi dai dell’imbecille, dell’ignorante a tutti che oramai non c’è uno solo che ti possa più sopportare in Atene, fa almeno come
Protagora. Anche lui chiacchiera, ma le sue chiacchiere le sa però mutare in tanta buona moneta sonante!»