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76 | novelle d'ambo i sessi |
lo so! Lei, Ravelli, non ha mai fatto niente, fuor che giacere nel voluttabro dell’ozio; ed è questa appunto la cosa grave. Mi dica, che cosa è capace di fare lei? Niente!
Ed allora Teodoro Ravelli, quell’impertinente scolaro, presentava un pochino anche lui, ad imitazione del professore, le palme delle mani, allungava il labbro come a ripetere: “Niente! Che cosa sono capace io di fare? Niente!„.
Capite anche che sfrontatezza? Ma è prudente non rilevare codesta cosa. E il professore ripigliava il sentiero della cattedra, fra i banchi: ed ecco un plaf! dietro le sue spalle.
Che cosa era stato? Era stato quell’idiota di Ravelli che aveva applicato clamorosamente un àlapa, per dirla in latino, un lattone, per dirla in toscano; uno scappellotto, insomma, sul capo del suo compagno vicino.
— Ravelli, Ravelli, vi ho visto. Foste voi!
— Sì, fui io, quel desso. Ho dato uno scuffiotto a questo qui ma ero nel mio diritto. Ma comè? Mi chiama Ravanelli, e non devo rispondere con uno scuffiotto?
— Il diritto il diritto! Ma sa lei che se io volessi applicare tutto il mio diritto, dovrei convocare contro di lei il consiglio dei professori?
La scolaresca rideva, con grave scandalo,