Pagina:Panzini - Novelle d'ambo i sessi.djvu/65


Clorofòrmio 53


Il visino di lei, quasi affondato dentro ai capelli neri, aveva accolto un’espressione soave di bimba. Le palpebre, cineree, erano abbassate sul taglio degli occhi; ma un sorriso voluttuoso e languido apparve su le sue labbra, che lievemente mandarono un suono; e in quel silenzio, nettamente, spiccarono queste parole:

— È per darti tutta la felicità, o dolce amore.

— Chi “dolce amore„? — domandò uno degli assistenti.

— Cosa vuoi sapere tu? “Dolce amore!„

— E tuo marito?

Le labbra di lei pispigliavano un incomprensibile suono.

— E tuo marito? — ridomandò ancora il giovane.

Le labbra di lei formarono questo suono:

— Cornèlio Tàcito!

— Si chiama Cornèlio Tàcito tuo marito?

— Molto Cornèlio Tàcito.

I giovani assistenti si mordeano le labbra dal ridere.

— Taci, — esclamò allora con voce concitata il maestro, — taci, dormi, mala femmina troiana.

Le labbra di lei si distesero immobili, come se quel comando l’avesse soggiogata.