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Clorofòrmio 51


Quando la contessa fu portata di là, lui si era abbattuto su di una poltrona, con la destra aveva sbottonato gli abiti sul petto; aveva cercato le sue carni, e si sforzava di far penetrare le unghie nelle carni per soffocare con quel dolore l’altro dolore.

Il tempo passava. Non resse più. Una forza irresistibile lo aveva trascinato sino all’anticamera della sala operatoria.

Una sovraeccitazione del senso auditivo gli aveva fatto percepire, nel silenzio che grandeggiava di là, lo strazio di un grido di morte.

Nulla! Il silenzio era dietro quei muri.

Allora un’allucinazione strana, incredibile, era sopravvenuta: al di là delle pareti impenetrabili, qualcuno rideva.

Ma poi due inservienti della casa lo avevano trascinato via, lontano.

*

Dopo alcune ore dall’operazione, il professor H.... entrò a visitare l’inferma.

Vicino al capezzale sedeva il marito, sedeva in silenzio; e ogni tanto accostava le sue labbra, religiosamente quasi, ad una piccola mano che si disegnava immobile fuori dalle coperte.

— Tutto bene, tutto perfettamente, — disse