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La lampada spenta 181


Sta nella scura cucina, e sopra l’acquaio estrae dal busto la mammella. Preme con le scure dita l’una e l’altra mammella, e mira con indolenza che pare lascivia, il latte scorrere sul viscido acquaio.

La nonna un po’ sorregge il bimbo nei primi passi per le grandi stanze. Ogni tanto il bimbo getta qualche grido gaio. Ma il silenzio dagli angoli lo rimprovera.

Ma il più del tempo la nonna tiene il bimbo davanti a sè, sopra un trapuntino, sopra il tavolo da lavoro.

Gli occhi della nonna guardano negli occhi del bimbo: quegli occhi liquidi mobili tondi dei bimbi, che girano attorno nello stupore della interrogazione, e pare che sappiano tutto.

Dietro i vetri chi è? Un passero che ha freddo. Dietro ai muri chi è? Il bimbo pare risovvenirsi: gonfia le gote. “Uf uf!„ “Sì, il treno. Il babbo, la mamma. Max che sono lontani„. E più lontano ancora chi è? Quelli che vivono in enigma.

La nonna ha insegnato al bimbo a piegare la manina e fare “addio„. Fa vorticosamente “addio„. Sorride. “Addio, addio addio a quelli che sono lontani, e vivono in enigma.„

“E quello chi è?„