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La casa delle vecchie 161

quasi unica, fra le vie deserte e senza botteghe. Chi sono? Sartine che insegnano male lezioni agli scolari? Spose che preparano il peccato? Errabonde della notte? Di tutte un po’ .

Mezzanotte: compagnie di ubriachi, che cantano sotto la caserma questo ritornello: “A fare il soldato è un brutto mestier, mangiar la pagnotta, dormire in quartier....„. Alba: le bifore della chiesa si illuminano, la campanella ha un suono puro: ricorda gli azzurri marini, la stella mattutina. Si direbbe che un lavacro di purità è passato sopra la terra. È la diana delle vecchie: precede la diana del tamburo. Spesso le porte della chiesa si spalancano: sotto l’ombrello giallo oro avanza un prete in cotta e stola: un diacono precede e scuote un campanello; dietro, una schiera di vecchie nere ròtolano col loro passo un rapido ritmo dietro quel campanello. È il pane ai morenti. Qualche operaio, già alzato, guarda con occhio torbido quella processione di vecchie e di un simbolo, accorrenti in fretta paurosa. Simbolo e rito che gli fu insegnato dover disprezzare. Ma il mattino è gelido, la visione è tetra, fuggitiva: egli è solo. Ore sette: i garzoni dei fornai portano nelle gerle il pane caldo ai vivi. Ore otto: giovanetti e bimbe vanno a scuola: rosei volti, nutriti di