Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
La casa delle vecchie | 159 |
che dondolava. Entrò come un’istrice. Un’allampanata giovane antica seguiva con le valige. Furono rinserrati i chiavistelli. “Paura che portino via i tesori!„ La signora Emma assicura che se durante la nostra assenza, verranno i ladri al nostro uscio, darà l’avviso: ma se anche buttassero giù a spallate quello della signora Teresa, fingerà di dormire.
Ingratitudine umana! Risulta che quel poco di lavoro che agucchia, è tutta commissione della signora Teresa. Se avanza pane, minestra, gliela manda. Per Natale, l’invita. Anzi per quell’occasione, e trattandosi di rendere omaggio al divin Redentore, siamo stati invitati anche noi: non a pranzo; a vedere il presepio. Per mio conto ne sono rimasto soddisfatto. “Bello!„ ho dovuto spiegare all’orecchio sordo della signora Teresa. Siccome lo stanzone era semibuio (un lumino ad olio, un focherellino a legna), così fra i semiscuri delle folte masserizie ben spiccava la capannetta, dove alcuni invisibili lumini facevano chiarita la immobile scena. Abituato oramai agli odiosi scintillamenti dell’Albero di Natale, quel culto latino al simbolo oramai sperduto della famiglia, era pur commovente.
Sarei rimasto più a lungo, se il senso dell’olfatto non mi avesse suggerito di andarmene.