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La casa delle vecchie 155

ancora non ha colpito. Le torri di Sant’Ambrogio hanno un carillon che ricama i quarti e le ore con sì dolci note! ma prima cantano quattro note chiare: due note sembrano, come un compasso musicale, scendere giù nel tempo, e le altre due risalgono; poi lente, tan, tan, tan, dilatano le ore a cerchi tondi, come corolle del pauroso fiore del tempo. Canta anche un gallo, giù dai vecchi orti, che dà all’anima la nostalgia di spazi agresti, dove la vita scorra senza acerbità. Strano il canto del gallo a Milano! E non appena tra il ricamo dei plàtani scuri rischiara il mattino, ecco dalla caserma di fronte il rullo del tamburo. È una caserma del tempo di Napoleone: mi richiama i bivacchi e le diane di quella epopea: ma perchè hanno sostituito il tamburo alle trombe ora che anche nelle scuole dobbiamo parlare di pace?1

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Abbiamo fatto il conto delle vecchie. Il mistero della vecchia diafana, che diventa due, è

  1. Queste pagine furono scritte assai prima della Guerra, quando nel febbraio di ogni anno, lettere circolari dei ministri della P. I. prescrivevano ai maestri e professori di parlare ai giovani della Pace universale. La Germania doveva ben ridere allora! Ma i ministri d’Italia forse non videro che Germania rideva.