Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
134 | novelle d'ambo i sessi |
custodia di latta: soffregò, brillò la luce del fosforo: con calma, come in mare, quando v’è pericolo di vita, accese il bovoletto di cera vergine. Al diffondersi della luce chiara un rumore si udì.
— Bettina! — urlò Mènego.
La Bettina non c’era più.
D’un balzo levò il copertoio del tàlamo.
Una cosa bianca si ritrasse sotto il letto.
Era un piede.
Mènego lo afferrò.
— Vien, — diceva. — Se te xe un vivo, te devi vegnir.
Venne tutto. Era un corpo di giovanetto.
Esso si inginocchiò, scoppiò in pianto, disse:
— Io non voleva venire. È stata la Bettina a dire: “Se no te vien, xe prova che no te me vol ben„.
Mènego lo guardava dalla gran faccia barbuta. Doveva essere di quei giovanetti che stanno al caffè, portano cravatte di seta e marciano con scarpette di pelle lùcida.
— Vien con mi! — e dicendo questo, lo prese per il polso, e lo trascinò giù per la scaletta pianamente.
Quando furono fuori della casetta, la bora soffiava forte: il buio era così denso che non si vedevano nemmeno le tartane ancorate nel canale.