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118 | novelle d'ambo i sessi |
— Questa e la sua gloria immortale, signor Prometeo.
— Questo è il mio rimorso, citrullo mio dolce! Gli ho castrati a metà con la ragione. Io volevo che con la martingala guardassero in su le cose sublimi, ma l’istinto li porta perpetuamente a guardarsi l’ombelico e oltre! Certo è innegabile che qualche cosa hanno fatto: ronzano coi loro motori a qualche metro dalla cima di Olimpo; scrivono libri; tengono registri; illuminano coi fari le tenebre. Ma non vedi che non sanno spingere un raggio nei loro cuori? La colpa è mia. Sostanzialmente Giove aveva creato gli uomini come gli altri placidi ruminanti. Sono stato io a voler fare delle iniezioni di intelligenza; la intelligenza si è combinata con la bestialità del buon ruminante, e ne è venuta fuori una sostanza esplosiva: per prima cosa Caino ha ammazzato Abele, e sèguitano! Sono capaci adesso questi montoni di Panùrgio di negare persino l’esistenza di Giove. L’uomo è un animale fornito del colletto.