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— I pesci di una generazione però non mangiano i pesci della stessa generazione.
— Ad ogni modo, — dissi, — dopo la guerra, chi avrà salva la vita ritornerà a pescare, ed allora vi rifarete del danno.
— Ma il danno delle barche non lo conta lei?
— Ma le vostre barche intanto riposano. Beate le barche! Esse sono in pace. Di che danno parlate voi?
— Ma sono dòdici mesi, non sa lei, mio signore, — disse, — che le barche non navigano più....
— Sarà un male per i padroni delle barche, ne convengo, amico; ma per le barche è un bene. Esse stanno in pace nel porto.
Il pescatore crollò la testa e rispose:
— Le barche vecchie sono ormai tutte andate in malora, e le barche nuove bisognerà rimetterle in squero. Se basterà!
— Ma se stanno nel porto!
— Ben, perchè stanno nel porto! — disse. — Il sole le slama per di sopra, e l’acqua le guasta di sotto. Tutta la chìglia ha un’erba lunga come le biscie, e nel legno ci fanno il nido i vermini e lo bùcano come un crivello. Le navi non possono star ferme nel porto! La nave quando è fatta deve navigare!
— Tiratela a secco, — dissi tuttavia.