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Le grandi belve che sono sìmboli dei re, marciavano al passo coi re. Zìvio! Hoch! Hurrà! “Come sta vostra maestà? Permette che mangi un po’ di vostra maestà consubrina?„ V’erano i druidi sacrificatori; v’erano i filòsofi sacrificatori. “Noi sacrifichiamo a Giove, noi sacrifichiamo a Votan, noi sacrifichiamo alla Civiltà: la strage è l’igiene del mondo!„ Mercurio, il progresso, marciava nudo avanti. Clio, la storia, marciava col peplo, in coda: in coda alla Storia gran treno di cancellieri, di notari; e il coro dei poeti. La figura della Storia era tragica; l’ombra che proiettava, era còmica. La Follia veniva in fine alla gran cavalcata. Ma essa puntava il dito contro di me. Figgeva i bianchi occhi contro di me.

Io ero solo su la riva del mare.

Camminavo lungo la riva del mare in cerca di pace. Era la settimana pasquale di pace. Domani era il giorno della resurrezione dell’Uomo che venne a dir pace e non disse: “Il mio Dio è una spada„. Ma Cristo era solo! Era il sabato di Pasqua. Ma anche Cristo proiettava la sua ombra irònica: Ego sum agnus Dei qui tollit peccata mundi, ed io sentivo il lamento degli agnelli sgozzati in quel giorno pel banchetto della domane.