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vi | a emilio treves |
“Voi fate sempre troppa filosofia„. Eppure. signor Emilio, la filosofia è, per ogni setta di filosofi, niente altro che la ricerca di Dio.
“Sì, ma voi credete che al pubblico questa cosa interessi?„ E rideva.
Chi può dimenticare i suoi formidabili scoppi di amabile scetticismo che non ammettevano rèplica?
Proseguiamo allora. Dunque attorno alla sua bara c’erano tutti quelli della sua Casa in sincera afflizione. E gli operai, idem; perchè essi sapevano che lei era stato un grande lavoratore. Poi c’era tutta la letteratura, quella combattente. C’erano i suoi autori, c’erano gli autori degli altri, c’erano tutti gli editori, perchè tutti le volevano bene, anche quelli che dicevano male di lei. Non mi sembra che ci fossero rappresentanze della letteratura d’archivio, forse perchè lei diceva che era l’editore dei vivi, e non dei morti.
Comunque, il funerale si svolse per le vie che conducono al Monumentale, assai composto, come tutti i grandi funerali a Milano; eppure a me pareva che pel corteo si diffondesse come un’onda di bohème. Chi sa perchè? forse perchè rivedevo la sua giovanile, irrequieta letizia ogni qual volta le pareva di scoprire in un manoscritto le cellule vitali dell’arte? o forse perchè presso di me camminava quell’errabonda Sibilla; e più avanti, sopra te, la testa di Raffaello Bar-