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pietro panzeri li


Nè mancarono i fatti d’arme, gli stenti, le fatiche per reggere la vita in su quelle nevose altissime cime dei monti, fra le intemperie, gli impeti dei venti, lo scatenarsi degli uragani, le vie impervie e perigliose: e non soltanto i volontari difettavano di vesti e di buone armi, ma tutto l’approvigionamento militare era manchevole o impari all’impresa.

Tra le varie fazioni della campagna, il Panzeri prese parte a quel fatto d’arme del dieci di luglio, che il colonello Guicciardi aveva accuratamente predisposto ed ordinato al fine di sloggiare un forte nucleo di Austriaci che si erano muniti nella località chiamata dei Bagni Vecchi, presso Bormio: impresa compiuta con molto ardire e fortuna e che ebbe il suo coronamento in quell’audacissima mossa del dì seguente, eseguita dal Pedranzini, così audace che ne rimase la memoria e il nome al luogo.

Il Pedranzini, con cinquanta dei più risoluti tra i suoi valtellinesi, si lasciò scivolare a corpo perduto dall’alto della Reit, già guadagnata al mattino, giù per il ghiacciaio che sovrasta il passo chiamato del Diroccamento. E fu tanto grande l’effetto di quella insospettata e fulminea discesa, che una compagnia nemica di retroguardia ne fu sorpresa, scompigliata ed ebbe intercettata la fuga. Rifugiatasi e munitasi a furia entro la prima cantoniera, il Pedranzini alla prima audacia ne aggiunse una seconda e maggiore: si gettò solo sulla via in