Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/60

xlvi pietro panzeri


deformità — non lo sorprese, nè egli vide pieni i suoi giorni nè certo compiuta l’opera sua di scienziato, quale egli dovea vagheggiare. Lo sorprese invece la morte, nel pieno vigore della virilità, una di quelle morti fulminee e pietose che gii antichi con voce sapiente chiamarono «per visitationem Dei».

E fu così:

Aveva lavorato tutto il giorno, assistito, consigliato, operato gli infermi, aveva trascorso la sera in mezzo alla sua famiglia d’elezione, nell’Istituto dei Rachitici. Erasi mostrato, come di consueto, genialmente cordiale con tutti i commensali: mangiò poco e poi fece una passeggiata in giardino verso le otto. Era incerto se uscire o no; sentì un po’ di freddo, e disse: «Vado a mettermi a letto».

Si coricò: e pregò una delle assistenti dell’Istituto di leggergli il giornale come era solito fare qualche volta.

La lettrice era abituata, quando si accorgeva che stava per addormentarsi, ad abbassare la lampada ed andarsene inavvertita. Ma quella sera, come ella mi disse, «avea qualche cosa di fisso in mente ed era incapace ad alzarsi dalla sedia».

E così stando, cessata ogni lettura, vide che si svegliava.

Si svegliò e domandò che ora fosse.

Ella rispose: — Le otto e mezzo; desidera di dormire, signor direttore?