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xl | pietro panzeri |
pro’ dei poveri deformi: piccole cose dette semplicemente, ma sinceramente: piccole cose e di niuna importanza magnifica ed eroica, per così esprimermi. Però chi legge queste pagine, voglia, nella sincerità della sua ragione, considerare se esse si incontrano di frequente negli uomini che pur occupano un grado sociale elevato: dovrà rispondere che no; come dovrà riconoscere che se si incontrassero più frequentemente, questo fragoroso carro della famiglia umana camminerebbe meglio, con meno sbalzi, con meno urti o soste dolorose.
Ecco: mi dissero che il Panzeri «faceva soggezione senza darsi nessuna importanza»; per l’appunto il contrario di coloro che si danno molta importanza, ma non esercitano alcuna soggezione.
Direttore ed amministratore del suo Istituto, voleva saper tutto. «Io voglio saper tutto», ripeteva a guisa di motto, e spesso non avea bisogno di interrogare, però che «squadrava, e dalla fisonomia sapeva quello che voleva sapere e spesso indovinava quello che noi volevamo dire. Non gli si poteva tener nascosto niente».
Nell’impartire i suoi ordini non doveva essere nelle forme eccessivamente mellifluo, se è vero che «comandava come un generale».
Ma sta il fatto che quelle sue dipendenti, ricordando lui e la immatura sua perdita, si commovevano di commozione sincera e si vantavano di essere da lui state trattate «come figlie».