Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/37


l'istituto dei rachitici xxv


loro. Piedi e gambe, contorte e gessate, protese sui loro appoggi; torsi stravolti; membra cui apparecchi pietosamente rigidi costringono di ritornare alla forma normale; attitudini immobili e mostruose. Non si possono muovere da sè: le infermiere li prendono, li sollevano, li trasportano conservando essi quella loro immutabile attitudine della parte inferma. Vengono in mente i fantocci che il giocoliere variamente dispone sul palco scenico. Ma il riso, oimè, non nasce sulle labbra del visitatore! In quella stanza sembra che un invisibile, maligno Giove abbia fatto sfoggio di un suo tristo potere sopra quei piccoli umani innocenti.

— Buon giorno, piccini! — e il sole ride del suo eterno splendore.

La cura dell’infermeria è gratuita essa pure. Vi si accolgono gli infermi della città e della provincia, non che del di fuori, e anche dell’estero. Anzi ogni specie di malattia che presenti materia di studio — di quelle che i medici con triste eufemismo chiamano un bel caso — vi è accetto e curato.

E nel modo stesso che all’ambulatorio gratuito è annesso l’ambulatorio a pagamento, così all’infermeria gratuita che occupa tutto il piano superiore del padiglione principale, è stato annesso più tardi un padiglione per i pensionanti. Più che un padiglione è un villino di stile veramente grazioso: il