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256 | il sogno del natale |
— E attenderete, signorino, senza impazienza i dolci sino alla fine del pranzo?
— Certo, mia bella nonna, specialmente se i dolci saranno buoni.
— Caro piccino, — disse la nonna, — altro che buoni! pensa che li ho voluti fare io con le mie mani: ci ho pensato tutta la notte per tanto tempo e mi sono ricordata di tutte le cose che ti piacevano. Anche un piatto di crema, — aggiunse l’ava sorridendo ai figli, — è qualche cosa nella vita se vale a renderci senza colpa piacevole qualche fuggevole istante: ed io vi assicuro, figliuoli miei, che ho messo ogni cura nel prepararvi la cena del Natale.
— E dopo il pranzo che cosa faremo, nonna mia?
— Dopo il pranzo, bambino, orneremo di frondi questo antico focolare. Vedi come è grande e ci vorrà molto tempo. Lo adorneremo di alloro e di mirto e ci riporremo i doni per il tuo fratellino che dorme.
— Così domattina — disse il giovanetto — all’alba egli si desterà, e noi ci leveremo e lo seguiremo fino a qui per ammirare i belli e preziosi doni che le Fate della Vita portano ai bambini buoni la notte del Natale?
— Così certamente faremo..
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Questo è il sogno della dolce, irrevocabile Vita che molti morti sognano sotto terra la notte del Santo Natale, quando la notte è nera ma la neve è così bianca che tutte le cose, anche quelle che gli uomini non videro in vita, traspaiono come in lucente cristallo.