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252 il sogno del natale

tutto il viaggio. Ma vi prego di non destarlo. Esso è ancora assai pallido.

— E loro non vengono?

— Vengono: siamo partiti assieme e saremmo arrivati assieme; ma la signora è assai disperata: ogni tanto si butta ai ginocchi di lui e dice che non merita il suo perdono e non vuole entrare in questa casa perchè dice che non è degna. Lui la solleva allora, le dà il braccio; e allora il figliuolo, giovinetto di dieci anni, le dice: «Mamma, se andiamo avanti così arriveremo che sarà già il mattino e il fuoco sarà tutto spento!» Allora lei si alza e cammina. Per non farvi attendere troppo, mi hanno pregata di precederli. Io ho visto dal monte la fiamma del focolare e ho fatto una gran corsa sino a qui. Permettete, miei buoni signori, che mi riscaldi, che mi riposi, che mi sieda qui vicino a voi.

I vecchi fecero sedere la piccola Lucia vicino al focolare, la chiamarono ancora per nome, le tolsero lo scialle nero, le lisciarono i capelli: le domandarono poi se il piccolo bambino sapeva ancora la canzone della nonna, quella canzone lunga come una litania, senza senso come una cosa vera, che faceva ridere i genitori e piangere i nonni.

— La sa ancora la vecchia canzone, — rispose la giovanetta, — anzi la cantò in principio del viaggio prima di addormentarsi: allora mi sono messa a cantarla io, con grande allegrezza perchè ero certa che voi mi avreste accolta ancora benevolmente, come avete fatto in realtà. Ma poi ho avuto paura della solitudine della notte, e la canzone si è mutata in pianto. Io ero certa che voi mi avrete perdonata e di cuore; ma per mio conto vi prometto che per l’avvenire sarò buona ed ubbidiente. Non alzerò più le spalle, non porterò più via nulla alla casa, non sciuperò, non getterò nell’immondezzaio le provvisioni per dispetto, non farò più al-