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250 | il sogno del natale |
benchè siano tutti bianchi, sono ancora assai belli? Dovevi avere delle trecce ben meravigliose, amica!
— Troppo tardi te ne sei accorto, — rispose ella sorridendo. — Di fatto erano assai belle ed ammirate, specialmente dagli altri. Io però le pettinavo le trecce ribelli solo per te, ogni mattina nella stanza piena di sole, con un pettine d’oro; ma, oimè, tu in quel tempo eri assorto fra i libri per ricercare la Causa causante! Io non so se tu l’abbia trovata la Causa causante in tanti anni di studio: ma so che i miei capelli hanno fatto il loro viaggio verso il paese delle nevi, la primavera e il sole sono discesi alla loro fine, e tu amico non te ne sei accorto; e solo adesso li baci i miei bianchi capelli che non hanno più vita.
— Sì, credo anch’io, — egli rispose, — che del tempo che Dio distilla con le sue preziose mani per noi, si poteva forse fare un uso migliore!
— Ve lo dicevo io, bel signore? Adesso mi date ragione? Richiamate alla vostra memoria, di grazia, quante volte io battevo al vostro uscio:
«Chi è? cosa c’è?» domandavate con voce burbera.
«Niente: sono io, la tua sposina.»
«Che è, cosa vuoi?»
«Niente: c’è un bel sole fuori; andiamo a spasso col nostro bambino?»
«Non ho tempo; non mi disturbare; tu interrompi le mie ricerche sulla Causa causante:» Voi rispondevate proprio così, bel signore, ve ne ricordate? E a pranzo? Vi assicuro che la vostra tavola era imbandita assai finamente perchè nulla sfuggiva alle mie cure. Ma voi mangiavate come trasognato.
«Balliamo, amico? facciamo a chi ride di più?» Io ti volevo dopo il pranzo dire queste parole, tanto era allegra allora, e ti voleva buttare le braccia al collo: ma le tue orecchie e i tuoi occhi parevano rivolti di dentro,