Pagina:Panzini - Lepida et tristia.djvu/318

240 i misteri del giovane cuore

nell’attitudine di un idolo), allora l’operaia levò gli occhi placidi da una lettera che stava leggendo e li fece correre poi avidamente dalla testa ai piedi di quell’ammirabile creatura muliebre che pareva simbolo della Vanità, eterna, onnipotente. Anche le pupille di costei si mossero, appena, entro il bianco degli occhi, cui due lunghe striscie di bistro davano risalto: sfiorarono l’operaia appena; poi si ricomposero nella attitudine di prima.

Gli sguardi di due giovani donne che si incrociano, contengono un tesoro di osservazioni di cui farò grazia a chi legge. E certo che, a prima vista, è impossibile fare un inventario più sottile per precisione. Le qualità naturali, palesi ed occulte, le qualità artificiose della moda e dell’eleganza sono stimate sino all’ultimo millesimo del loro valore. A questa prima operazione, se ne aggiunge una seconda, di solito: raffronto con le proprie qualità, argomento di gioia o di sconforto; e tutto questo avviene nell’attino in cui le quattro pupille si incrociano.

Finalmente il tram si mosse.

Il tram correva in mezzo a una nebbia lattea, densa, maligna, da cui in alto emergevano i cornicioni barocchi dei palazzi di via Dante: la statua di Garibaldi che pareva seccato di essere posto a ridosso di quel suo greve cavallo; la statua del Parini, più seccato ancora di essere stato condannato all’immobilità fra il palazzo della Borsa e una Banca di Assicurazione, egli che cantò me non nato a percuotere e i colli beati. Fissatela bene, e quella statua vi dirà: — Sono seccato, seccato! Voglio andar via, via! — In basso, sul suolo viscido, sbucavano due convogli funebri: il prevosto, assai pingue, pareva tremare sotto la cotta bianca, e sospirare la cioccolata e il letto caldo dove non entra influenza.