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l'uomo grande e la donna piccola 235


non ti ricordi? Ti-o-tiò: o-ti-to! Poi mutava verso, proprio come il canerino: ba-ba-ba-oh, ba-ba...!

— Ma poi dopo imparò a parlare bene.

— Oh, benissimo: non ti ricordi con quanta grazietta recitava la poesia del natale quell’anno che gli abbiamo fatto il presepio? che tu eri venuto a casa con l’involto dove avevi i re magi, il bue, l’asinelio; che tu poi hai fatto passare quella luce dietro il presepio, e lui era tanto felice?

— Me ne ricordo e anche la poesia era graziosa.

— Sì, molto graziosa, cominciava così:

Nella notte di Natale
vien dal cielo un angioletto
a posar sopra il guanciale
del sopito fanciulletto.

— Oh per la sua età mostrava molta intelligenza.

— Anche troppo per la sua età: non ti ricordi le domande che ti faceva col suo ditino quando voleva sapere perchè c’è la luna? E come s’impazientava: ma perchè, papà, c’è la luna? e dopo la luna cosa c’è? Le stelle. E dopo le stelle? ancora delle stelle. E dopo, dopo le stelle? non la finiva più. Eppure vedi a me proprio non importava niente che fosse diventato un grande uomo; mica uno stupido: questo no, ma un uomo come ce ne sono tanti, buoni, che vivono bene, fanno del bene, stanno bene: e invece!

— Oh, si anch’io avrei voluto così.

— E in tutto questo universo che è tanto grande, dimmi tu, che non ci sia proprio un poco di posto per lui? pel nostro povero piccino? che sia scomparso del tutto, tu dici?

Così ella chiedea, ed egli allora prendeva le mani di quel gracile corpo di donna e gliele accarezzava senza rispondere nulla e gliele stringeva anche fortemente nelle