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l'uomo grande e la donna piccola | 233 |
contegno, uomini politici, uomini di ogni occasione, a gravi passi, con le barbe fluenti, su le pellicce, le tube lucide, seguirono, per omaggio al padre, la piccola bara: una legione di gravità!
Poi fu tutto dimenticato: più rapidamente che non si raffreddasse il cadaverino sotto la terra, che non cadessero le corolle dalle corone.
Non lassù, però.
La donna si accartocciò su di sè, si fece ancor più piccola, più silenziosa. Lui, il grande astronomo, seguitò con più intensa solitudine a correre attorno per il vasto cielo popolato dalle fantastiche belve, andanti pel cerchio dello zodiaco.
Talvolta però si dovea ricordare di qualche cosa, perchè allora chinava la barba e stava lungo tempo così lasciando le lenti — come vuote occhiaie — guardare le stelle e gli erranti pianeti.
La casa divenne muta: sui mobili senza polvere passa il piumino di un vecchio domestico e si ode piano piano la cantilena della cuoca che ripete le canzonette di caffè-concerto.
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Da qualche anno il celebre Maini non abbandona più il suo grande palazzo, nè meno nelle settimane del maggior calore quando la città si spopola per incanto e dal palazzo di marmo affocato dal sole, scappano anche di soppiatto gli impiegati dei tanti uffici, in cerca di frescura. Quello è il tempo in cui i topi delle librerie festeggiano le loro nozze e i ragni architettano le loro tele entro una cattedra di sanscrito o fra due cimeli del museo archeologico.
I guardiani qualche volta si incontrano, sbadigliano, e il loro passo si spegne nell’eco delle sale e degli intercolumnii continui.