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232 l'uomo grande e la donna piccola

del prof. Maini leggeva le profonde pagine del libro del cielo.

Qualche volta quell’uomo però (ora anni sono decorsi) in quella contemplante solitudine era distratto da lieti gridi; e una voce soave di santa, voce sommessa, accorata, devota, diceva:

— No, piano, piccino; piano, tesoro, che il babbo studia.

— Studia?

— Certamente, e tu non devi fare rumore.

— No, mamà.

Ma era come parlare alle stelle.

La più limpida ed insensata canzone puerile scoppiava subito presso l’istrumento più prezioso, presso l’uomo più savio.

Eppure quella vocina ribelle non esagitava per nessuna guisa quell’uomo, anzi sorrideva e lo chiamava presso la sua gran barba e la sua gran lente, e le celesti cose gli parevano allora più meravigliose ed eloquenti che mai.

Quel grazioso bambino era nato da lui, l’uomo grande, e da lei, la donna piccola.

Ma un giorno la Morte salì fino lassù.

La scienza e la sapienza di cui era pieno il grande palagio, non le furono di impedimento.

Ella, la Dea che dà sonno eterno ai nostri dolori, sali.

Prese, e discese con una piccola bara che fu coperta di fiori.

Molti uomini celebri e savi, accademici, in grande