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l'istituto dei rachitici | xix |
beneficenza e per la beneficenza: da una ricca biblioteca, contenente tutta la letteratura che riguarda l’ortopedia, alla grande sala della ginnastica medica dai svariatissimi e costosissimi attrezzi: dalla macabra stanza piena di gessi e fotografie e scheletri di tutte le più orrende e bizzarre deformità umane, alla gran fiamma lucida scoppiettante nel tenue color di lavanda entra il tubo di Crook e che fotografa l’invisibile. (Voi vi rifiutaste, è vero, gentile signora che in quel giorno mi accompagnavate, a sottoporre ai terribili raggi della verità la vostra mano perfetta; e quando avete veduto sul diaframma nero disegnarsi le scheletriche falangi delle mie mani che pure così affettuosamente stringete, avete rabbrividito. Perchè? Ma forse ognuno reca con sè, per benignità della sorte, l’illusione di essere sottratto alla gran legge dell’immutabile).
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L’Istituto dei rachitici adempie oggi a questi diversi uffici di umanità e di carità.
Anzi tutto accoglie i bambini poveri della città, affetti da rachitismo o da altri mali congeniti delle ossa; e questo fu il primo intento della benefica istituzione. Una serie di omnibus si spande per la città e prende i piccoli infermi, casa per casa. Verso le nove sono tutti ricoverati nell’Istituto.
Quivi ricevono la cura, secondo il vario grado delle loro infermità: fanno colazione verso le undici;