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divagazioni in bicicletta 215

ghe, e se alcuno gli proferiva un manipolo di grano rispondeva: «Io non ho granaio dove riporlo».

E S. Lodovico, re di Francia, peregrinando per i santuari d’Italia, venne a Perugia ove dimorava il detto frate Egidio, che era stato dei primi compagni di S. Francesco. Domandò il re, con grande istanza, di frate Egidio, non dicendo niente al portinaio chi egli era: ma frate Egidio ebbe per rivelazione che quel pellegrino era il re di Francia. Esce dalla cella, corre alla porta e senza altra dimanda, o che mai si avessero veduti insieme, con grande divozione s’inginocchiano e s’abbracciano in silenzio. E stati per alcun tempo nel detto modo, si partirono l’uno dall’altro senza dirsi parola, giacchè la luce della sapienza aveva rivelato a frate Egidio il cuore del re, e al re Lodovico il cuore di frate Egidio; e guardandosi nei cuori meglio si conobbero che se avessero parlato: e questo avvenne perchè erano conscii del difetto della lingua umana, la quale non può chiaramente esprimere i misteri segreti.

Felice tempo in cui fiorivano queste pie leggende! Davanti agli occhi corporali ridevano agli umili frati le terre d’Italia, davanti agli occhi dell’anima rideva la gloria del Paradiso; e ben dolce era l’attesa, dolce pure la mistica frase, mormorata ogni tanto: Cupio dissolvi et esse cum Christo!

Felice tempo! Allora era cosa onorata e santa essere folli per eccesso di amore e per ebrietà di speranza!

Certo molti benefici il tempo e la saggezza presente ci hanno elargito; ma pure quante buone cose scomparvero che non torneranno mai più!

O, umili frati, in omaggio e in memoria delle gloriose gesta e della mistica follia dei vostri fratelli che vi precedettero nel tempo di Giotto e di Dante, io spezzai con devozione il nero pane che voi mi offriste: io trovai inebriante l’acida bevanda che voi mi porgeste per vino: