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divagazioni in bicicletta 209

Francesco, come mi apparvero poca e peritura cosa di fronte alla grandezza di quest’anima dell’umile frate, diffusa e disposata con tutte le cose create, palpitante con esse con non terminato amore, allora e sempre!

O selva della Vernia, sul monte sublime, o vivo tempio di abeti e di faggi, o schiere di rondini roteanti fra i fiori, i rami, i raggi del sole che saettano di frecce la densità delle frondi e dei tronchi, vivete voi per la virtù dell’anima che palpitava fra voi?

Attorno è quasi il deserto delle nude rocce, solo verde spessa viva è la selva della Vernia. O selva della Vernia, possa tu durare sacra e intatta e la tua vetusta nobiltà ti salvi da qualche esperto locandiere che pianti un albergo climatico, internazionale, all’insegna di San Francesco!

Superata l’ascesa di due grandi poggi, si è ai piedi della Vernia. Il monte della Vernia, alto 1128 metri, come masso erratico in mezzo alla grande valle del Casentino, sorge in forma di triangolo e posa sul lato maggiore, il minore discoscende per quasi duecento metri fra candidi sassi smisurati dal lato di levante, e da quella punta o Penna si discopre — quando è sereno il mattino — la lama del mare Adriatico. Tutto l’altipiano ascende verso la detta Penna ed è coperto di faggi altissimi e di pini che si distendono in vallette ed orridi interni e formano una vera selva di colonne sul tappeto roggio e muschiato. Il Sabatier, nel suo studio su San Francesco, chiama questa una delle più belle selve d’Europa. Tutto all’intorno poi il monte precipita come un’amba tra dirupi e sassi, ora nudi or ricoperti di muschio, ora levantisi isolati in forma di guglie e prismi chiomati di edere e di ginestre, ora avvinti da abbracciamenti di alberi, i quali