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divagazioni in bicicletta 207

scienza moderna affidati in vario grado alle cure di Cesare Lombroso e suoi fidi discepoli, ebbero una spiccatissima tendenza al moto irrequieto. Dalla qual cosa un filosofo profondo ed umano potrebbe dedurre una conclusione ben più sottile e dolorosa di quella a cui giunsero i seguaci di quella scuola modernissima, avere cioè quei famosi personaggi avuto in sè alcun elemento o germe di pazzìa: il che può essere vero, ma certo è troppo poco ed è spiegazione troppo umile.

Comunque sia la cosa, è certo che San Francesco avea una spiccata tendenza e quel genere di sport che i giornali si ostinano a chiamare con il più inelegante e goffo dei vocaboli «podismo!»

La cosa passò eziandio in proverbio, e dicesi andar col cavallo di San Francesco per significare che si va a piedi. Bisognava proprio che il buon Santo non ne potesse più per ricorrere all’aiuto di un giumento; e questa circostanza gli accadde appunto percorrendo, un sei secoli e mezzo prima di me, la montagna per la quale io mi avviava.

Leggasi a questo proposito quanto è raccontato nel capitolo primo delle Considerazioni delle sacre sante Istimate, che si contengono ne’ Fioretti.

Per tutte queste ragioni lasciai all’albergo la bicicletta e inforcai la groppa di un mulo.

Questo mulo sapeva la via con quella perfezione che — a gran confusione degli scolari — solo le bestie raggiungono dopo aver ripetuto molte volte una cosa, perciò io potevo abbandonarmi alla meditazione con la maggior sicurezza: e il montano luogo selvaggio e la purezza intensa del cielo e il profumo dei mentastri e delle ginestre che mi sfioravano in una con le querce, davano al