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divagazioni in bicicletta 195


Ma già le colline dai fertili pendii cedono agli alti poggi: i monti perdono la loro luminosità azzurra e lontana e si accostano con più determinato profilo. La pendenza ascendente del piano stradale comincia a farsi più sensibile per le ruote della bicicletta; ma per compenso la valle restringendosi, presenta una mirabile varietà di aspetti, ad ogni svoltar della via.

Massi ferrigni e lividi sporgevano dai monti e lungo la via qua e là: un odore caldo di prugne mature e di musco saliva dalle siepi e dai greppi, nel meriggio caldo e dormente.

Dolce è pure il meriggio caldo nella campagna, quando il lontano mare manda ai monti riarsi il fiato fresco e ristoratore della sua brezza. Dolcissimo è l’andare per la bella campagna nell’estivo meriggio quando non c’è orario di partenza nè orario di arrivo.

I popoli che non hanno orari, obbietterà qualche savia e ordinata persona, senza dubbio si trovano nella più fiera barbarie. Verissimo è in fatto. Licurgo, quando impose la civiltà ai fieri suoi Eraclidi, prescrisse per prima cosa un orario di occupazioni ginnastiche. Ma si convenga con me che un individuo civile, senza l’aculeo dell’orario ai fianchi, è più di ogni altra persona in condizione di essere felice.

Tale era io allora, e nessuno mi impedi di scendere dalla bicicletta e condurre a mano la fida compagna.

Quando la strada, per qualche raro tratto discende, allora si monta di nuovo in sella e si percorre di volata tutta la discesa senza toccar pedale. Da quell’impulso la bicicletta è sospinta sino ad un terzo della costa susseguente. Quivi essa si ferma da sè e vi dà il buon consiglio di scendere, giacchè lo sforzarsi per lunghi tratti