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divagazioni in bicicletta | 185 |
di un gentile pensiero o col rivelargli quale è il vero, profondo significato, poniamo, del mare che invano fu sempre sotto i suoi occhi, miopi per tutto fuor che per la sua azienda, sarei crudelmente beffeggiato.
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Dunque piccolo spazio mi è concesso percorrere e non per difetto di volontà.
Una bicicletta di origine americana ma che stando da anni in mia compagnia ha preso un certo amore all’Italia, mi permette autonomia di movimento e di fermata, e sopratutto risparmio di spesa. Questa servizievole bicicletta ha un solo inconveniente.
Io la rilevai da uno dei più famosi uomini sportivi che vi siano in Italia; gran signore e di generose abitudini (però la bicicletta la pagai a contanti).
Ora quando ci fermiamo in qualche umile osteria, è seccante sentirsi dire ogni volta, dalla bicicletta: «Quand’ero col primo padrone, dovevi vedere dove si andava ad alloggiare!»
Tranne questo difetto, è una macchina eccellente che per i monti fa miglior prova che in piano.
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Lunedì degli ultimi di questo luglio sono partito per Ravenna, solo, in bicicletta, dunque, prima del giorno.
Il sole mi si levò sopra Bellaria, la indimenticabile Bellaria, a quell’ora addormentata nelle sue cento fra ville e casette, lungo le dune del mare, addormentato anche lui. Solo l’Uso, l’antico Rubicone, bisbigliava ancora fra i tamarischi le storie di Cesare vittorioso.
Dopo Cervia la via diventa piana e bellissima e si addentra nella pineta di cui i tronchi disposti come le