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xvi | l'istituto dei rachitici |
più tardi trasportate in altro edificio, costruito più tardi.
Un grande studio in ogni menomo particolare presiedette alla costruzione dell’edificio. E non solo la cosa corrispose all’idea dal lato scientifico ed igienico, ma, quello che è pur notevole, anche l’estetica se ne può compiacere.1
Inoltre il visitatore che entra nell’Istituto, non è in nessun modo colpito da quel non so che di tristezza che incombe sugli altri Istituti ospitalieri, ma vi respira come un’aura di riposato benessere e di mite lietezza, nè gli repugna di ritornarvi.
Interessante per l’uso a cui serve è il padiglione Regazzoni che si trova sulla linea della strada e che, nel piano terreno, contiene la portineria.
Da prima le inservienti e le infermiere per la insufficienza del locale, dormivano nelle soffitte, ne’ corridoi, nelle stesse infermerie, dove insomma rimaneva un poco di spazio.
La signora Regazzoni, che aveva ragioni di affetto per l’Istituto, volle per sua munificenza che fosse eretto codesto padiglione a dormitorio e ricovero delle infermiere. Sono bellissime e ariose stanze al primo piano.
Del resto se nulla indicasse che quello è l’Isti-
- ↑ Nota. — Chi desiderasse più ampia relazione dell’Istituto, confronti l’opuscolo che il benefattore e fondatore, Dr. Edoardo Pini, publicò in Milano nel 1884: Gli Istituti e le Scuole pei rachitici in Italia. Statuto e regolamento del Pio Istituto dei rachitici in Milano.