Questa pagina è stata trascritta, formattata e riletta. |
l'istituto dei rachitici | xv |
zione di tende protegge i malati dalle forti correnti dell’aria e dall’eccessivo calore.
Se ricordiamo certi stambugi umidi e scuri ad uso di abitazione, certe stanze di portineria dove l’aria non corre, dove il sole non è potuto mai penetrare per dare il buon giorno; ma dove pur si abita e si prolifica, ma dove il terreno è ben fecondo alla rachitide e i poveri piccini che quivi dimorano hanno nelle pallide gote riflesso il colore dell’ambiente, questa terrazza soleggiata fra il verde può sembrare come un compenso o una riparazione che la società porge ai piccoli abitatori di quelle infelici dimore.
Ben lo so; è poco: si potrebbe rimediare curando il male dalle radici. Chi lo sa? L’avvenire è incognito e grande. Ma nel frattempo conviene accogliere quel compenso che la pietà sociale è giunta ad offrire.
L’edificio è composto di tre piani: un piano sotterraneo dove è disposto il servizio di cucina, i caloriferi, le dispense, i depositi di combustibile, ecc. Quivi è pure un’officina meccanica per la fabbrica degli apparecchi ortopedici.
Al primo piano, alquanto rialzato dal suolo, sono gli uffici, le sale per le visite, i gabinetti pei medici, una sala per i preparati anatomici, un’aula grande per la ginnastica medica, ecc.
Al piano superiore si trovano le piccole infermerie, e una vasta sala per i convalescenti. Le scuole, che prima erano al piano terreno, furono