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i cinque pulcini 171


— Sono quattro mi pare! — disse uno.

— E quello che gli dava il latte? Fanno cinque. Dunque abbiamo pensato: «se manda cento scudi, si vede che ha fatto fortuna», dico bene? Se ha fatto fortuna e se muore, è meglio che il capitale lo lasci a noi, dico bene?

— Potevate andar voi, galantuomo, e non mandar vostra moglie — dissero.

— Bravo! Potevo andar io? Bisogna conoscere che stravagante era il vecchio; non mi ha mai voluto vedere. E poi se lasciavo lei con i piccini, chi li manteneva? Dite voi. Allora la Maria ha deciso di partire lei....

— Con l’altro piccino?

— Come si faceva? Aveva otto mesi: slattare non si poteva: i danari c’erano: lei poi una donna svelta, brava, piena di coraggio; e mi ha detto: «Tu resta a casa cogli altri: io vado e ritorno.»

— E non è più tornata?

— Non è più tornata!

I bambini avevano finito la zuppa e guardando il babbo con i begli occhi melanconici e puri per la novella età, parevano dire: «E non è più tornata!»

— E quant’è che è partita?

— Fa proprio un anno in questo giorno. Abbiamo fatto Natale senza di lei; un Natale ben triste!

«Dopo tre mesi ci arrivò una lettera con del denaro: diceva che suo babbo aveva messo da parte una bella fortuna, ma che era stato preso da un colpo, che non si poteva muovere dal letto, che era più stravagante che mai, come matto, che non si fidava di nessuno e non la voleva lasciar partire ad ogni costo, la figliuola.

«Allora io ho scritto se dovevamo venir noi, e non mi ha più risposto o, per dir meglio, io non ho ricevuto più notizie.

«Siamo andati in governo, abbiamo fatto scrivere